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Le prove effettuate hanno in definitiva evidenziato la discreta fattibilità della pratica dell’innesto, ma risulta altre si evidente che le incognite climatiche e la quantità di lavoro necessaria al conseguimento dell’obiettivo sono tali da scoraggiare la produzione vivaistica. Non che questi siano ostacoli insormontabili dal punto di vista produttivo,, ma diciamocelo chiaramente, perché un vivaista dovrebbe prendersi la briga di fare una produzione che richiede il doppio del lavoro per guadagnare la metà? Sfortunatamente la produzione vivaistica del nocciolo ha abituato gli operatori del settore a vincere facile ed è comprensibile che non vogliano cambiare i loro metodi produttivi, anche se la pratica non richiederebbe di certo più sforzo o ore lavorative di quanto non richieda ad esempio innestare il ciliegio sul Gisela (portainnesto nanizzato per cigliegi) che essendo molto meno affine di quanto non lo sia il Colurno sul nocciolo viene di norma innestato sia a luglio che ad agosto a gemma dormiente per garantire un attecchimento di un certo livello. Consideriamo poi che il gisela essendo sotto brevetto costa circa 2€/pezzo e la pianta di cigliegio viene tenuta in vivaio 3 anni e poi venduta intorno ai 6€+iva mentre un piantino di nocciolo che viene prodotto per talea a costo quasi zero e viene venduto ad almeno 3€+iva, ma in alcuni periodi dalle mie parti si è arrivati fino a 6€ ………….!!!!!!!!

Oltre a questo risulta anche evidente che esiste un omertà diffuso sull’argomento, insomma una cosa del tipo “al contadino non far sapere ….quanto le nocciole innestate sono vere…” , alcuni vivaisti avevano iniziato a produrle, ma ho visto che hanno rimosso la voce dal loro sito, articoli che erano presenti in rete sono scomparsi… e quando ho chiesto alla mia Organizzazione Professionale Agricola “perché non fare un articolo sul loro giornale?” visto le prove fatte e i risultati conseguiti, mi è stato risposto “a meglio di no, tanto ha detto (vivaista X) che tanto le tue piante seccano tutte quante”. Beh credo che questa sia un risposta che si commenta da sola !

Del resto ho incontrato anche parecchi agricoltore che mi hanno quasi aggredito, dicendomi che non dovrei farlo, perché importando in Italia queste piante farà morire le loro, e poi se non lo faceva il nonno di suo nonno non è una cosa da fare.

Tutto questo ci porta alla domanda conclusiva di questo paragrafo che qui mi pongo: “Consiglieresti agli altri di mettere nocciole innestate?”

Risposta: “Non mi piace dare consigli alle altre persone, qui distribuisco solo informazioni, che ognuno può usare come meglio crede, per me l’idea era buona , ad altri potrebbe non piacere m sopratutto gli altri potrebbero non avere la voglia e le capacita di portare a conseguimento l’obiettivo. Sarebbe come consigliare alle persone di usare Linux al posto di Windows , per me va bene, ma per la maggioranza delle persone no. Ma è doveroso fare una logica considerazione: negli ultimi anni c’è stato un generale incitamento e una conseguente risposta da parte degli agricoltore ad aumentare gli impianti di nocciole, migliaia di ettari in Italia, sembra molto, ma molti ignorano che la stessa cosa sta accadendo nei paesi dell’Est Europa , ma nell’ordine di centinaia di migliaia di ettari, tutti posti dove la manodopera costa meno che qui, e tutti ansiosi di venderci il loro prodotto. E come amo sempre dire io, in agricoltura la prima fonte di guadagno è il taglio delle spese inutili, e la spollonatura per diamine è il più inutile , più costoso e più fastidioso lavoro che esiste nel noccioleto.

In definitiva come dicono i maestri Zen : “Nella vita non esistono risposte giuste o sbagliate, ma domande giuste o sbagliate” e la domanda davvero giusta è quella che ora faccio a voi: “Pensate davvero che nell’ottica di un futuro davvero incerto vi convenga davvero continuare a fare le solite cose per ottenere il solito risultato?”

E non spetta a me darvi questa risposta, come ho detto prima, io distribuisco solo informazioni.